Forse chi legge già la conosce, ma io no: è l’insalata catalana, o almeno così si chiama in Sicilia.
Polipo lesso, patate, carote, cetrioli, pomodorini di Pachino, rucola. Ho fatto togliere le cipolle, ma ci stanno.
Polipo e patate lesse, sembra strano, ma è una bontà.
Della Sicilia trovo incantevole questa memoria del passato attraverso i cibi. Addirittura la Catalogna, e talvolta ancora più indietro: nello Stretto di Messina quando pescano il pesce spada gli uomini cantano una canzone greco-bizantina, di cui ormai ignorano il significato. E’ come una stratigrafia con il cibo. Tutte le dominazioni, i re di passaggio, portati in tavola. E tutti che mangiano immemori, perpetuando.
Vivo in una città che ha il mare del più blu dei blu, superblu; e di notte ancora si sentono gli zoccoli dei cavalli in corsa.
Ma amo anche una piccola città, dove per un solo giorno l'anno, i santi volano davanti alle finestre delle case; e solo per quel giorno tutti vivono come si dovrebbe sempre vivere, pensando a correre bene, non a vincere la corsa.
E un pezzo di cuore è rimasto nella verde Irlanda, dove la gente è gentile e dove cresce un bimbo stupendo che ha un po' del mio sangue.
Così sono sempre inquieta, sempre pronta a partire, felice del mio eterno pellegrinaggio.
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O sei napoletana o ami Totò
🙂
Io son di Salerno
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Io umbro-siciliana, un mix un po’ folle 🙂
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Gran bel mix , invece
🙂
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