I cani sanno tutto

Sono io ad averlo dimenticato. Oppure ho voluto dimenticarlo, quando ho visto la nostra Kate abbandonare la sua cuccia e sdraiarsi di notte ai piedi della tua parte di letto, come ha fattto solo presso il letto del Figlio Piccolo quando aveva la polmonite, anni fa. Come allora, a un certo punto ha smesso ed è tornata a dormire nel suo lettino, ma non per la guarigione in corso, perchè non c’era più nulla da fare -solo io non ho voluto capirlo. Con tutte le forze mi sono ripetuta, sino a crederlo, che andava bene, che il virus non aveva presa su di te.

Invece il Covid ti ha portato con sè, molto lontano da noi, in modo subdolo e malvagio come è il suo stile, non febbre, né tosse, nè dolori, solo il silenzio che si stendeva sempre più profondo dalla tua parte di letto a tutta la casa fino il ricovero è stato necessario e le porte della terapia intensiva si sono aperte per non restituirti più.

Eppure mi sento fortunata. Per trentacinque anni, ho avuto accanto un marito meraviglioso.

Adesso tu riposi e voli nella Sua bellissima luce; e incontri a banchetto i tuoi cari, i tuoi maestri, e coloro le cui case ed ossa hai interrogato e fatto parlare per sottrarle all’oblio. Noi qui continueremo la tua lotta contro il buio che sembra minacciarci tutti.

Un grazie speciale ad alcuni medici, alle cui cure io e miei figli dobbiamo gli ultimi anni insieme a te, che non credo fossero scritti e che sono stati i più belli e i più importanti, nonostante la sofferenza fisica, perché abbiamo potuto dirci le parole che andavano dette, capito ciò che andava capito.

Te ne sei andato mentre l’Europa riapriva tutto, discoteche, voli, musei e teatri. E per me tutto si è chiuso.

Assisi di notte

Perdonate la qualità penosa della foto, non so far di meglio. L’illuminazione della Basilica è magistrale, magistrale l’aver abbassato tutte le luci intorno. Così si rivela per ciò che è, una nave magnifica con rotta verso l’altro lato della vita, quello vero.

Pensieri sparsi post-terremoto

Stanotte il terremoto è stato come una spinta nel fianco. E non finiva mai. Poi il lampadario che ruotava e il nostro cane Kate immobile davanti alla porta della nostra stanza, a occhi sbarrati. Non ci ha più lasciati, non so se per paura o per proteggerci. Grazie a Dio, i Figli erano a dormire fuori e ben lontano da qui. Bè, per ora è andata. Ma è tutto il giorno che i pensieri sono confusi e mi sento un po’ convalescente. Ad Anastasia penserò domani.

Quindi conversazioni a tema con il Marito. Non fai più la borsa da terremoto (un borsone in cui mettevo medicine, acqua, cibo in scatola, coperte, torce elettriche, soldi e qualcosa d’oro) Pesava un quintale e mi prendevate tutti in giro! Ma se si deve scappare di notte in pochi secondi è l’unica. E me lo dici adesso?

Se il terremoto fosse disastroso davvero, come quello del Seicento, e riuscissimo a salvarci, il cane certo verrebbe con noi -ma fin dove, fino a quando? Perché dovremmo nutrirlo, ma i soccorsi in quanto tempo arriverebbero? Allora forse sarebbe meglio lasciarlo andare, in modo che si possa trovare da solo il cibo più facilmente -e già il pensiero mi spezzava il cuore.
Andiamo in Umbria! Ti sembra meno sismica? Certo non ha avuto terremoti da radere al suolo intere città come la Sicilia! E qui abbiamo saggiamente deciso di non procedere nella contesa Sicilia vs Umbria. Abbiamo invece ricordato quel che è successo al nonno di mio marito, ufficiale di stanza a Messina nel 1908. Viveva lì con la moglie che attendeva un bambino. La notte del 27 Dicembre sognò una donna bella avvolta in un manto azzurro che teneva un fagotto in braccio. La donna avanzò verso di lui e aprendo il fagotto mostrò un bambino coperto di orribili pustole. Non temere, per te non ci sarà contagio, disse e sparì.

La notte del 28 l’intera palazzina dove vivevano crollò insieme alla città, ma l’angolo dove era la loro stanza da letto rimase in piedi. E così ci siamo potuti essere noi e i Figli . Perchè alcuni sì e altri no, questo è il vero mistero.

A questo punto la pasta era in tavola. Tutto piano piano è ricominciato.

Disperazione a passo di danza

Qualche anno fa per le strade di qua appariva una strana coppia, entrambi in abiti ottocenteschi. Lui vecchissimo, in frac e cilindro, lei giovanissima, in crinolina e parasole, truccata come Barbie. Lo strascico dell’abito della ragazza lurido e il cilindro di lui consunto. Di tanto in tanto accennavano a un passo di valzer, per quanto lo consentivano le mani nodose dell’uomo, le gambe malandate. Secondo alcuni erano un padre e una figlia, secondo altri amanti. Nel primo caso lui avrebbe voluto in questo modo mostrare la bellezza di lei, nel secondo mascherare la differenza di età, con l’attirare l’attenzione sui loro strani abiti.

In entrambi i casi, follia nostalgica, con qualche venatura di eroismo. Indubbiamente la disperazione ha una fantasia che nelle nostre città la gente comune ignora.

Manifesto del contadino impazzito

Preso da qui: https://www.ilcovile.it/scritti/manifesto_contadino_impazzito.htm

Amate pure il guadagno facile,
l’aumento annuale di stipendio, le ferie pagate.
Chiedete più cose prefabbricate,
abbiate paura di conoscere i vostri prossimi e di morire.
Quando vi vorranno far comprare qualcosa
vi chiameranno.
Quando vi vorranno far morire per il profitto,
ve lo faranno sapere.

Ma tu, amico,
ogni giorno fa qualcosa che non possa essere misurato.
Ama la vita. Ama la terra.
Conta su quello che hai e resta povero.
Ama chi non se lo merita.
Non ti fidare del governo, di nessun governo.
E abbraccia gli esseri umani:
nel tuo rapporto con ciascuno di loro riponi la tua speranza politica.

Approva nella natura quello che non capisci,
perché ciò che l’uomo non ha compreso non ha distrutto.
Fai quelle domande che non hanno risposta.
Investi nel millennio… pianta sequoie.
Sostieni che il tuo raccolto principale è la foresta che non hai seminato,
e che non vivrai per raccogliere.
Poni la tua fiducia nei cinque centimetri di humus
Che crescono sotto gli alberi ogni mille anni.

Finché la donna non ha molto potere,
dai retta alla donna più che all’uomo.
Domandati se quello che fai
potrà soddisfare la donna che è contenta di avere un bambino.
Domandati se quello che fai
disturberà il sonno della donna vicina a partorire.
Vai con il tuo amore nei campi.
Riposati all’ombra.

Quando vedi che i generali e i politicanti
riescono a prevedere i movimenti del tuo pensiero,
abbandonalo.
Lascialo come un segnale della falsa pista,
quella che non hai preso.
Fai come la volpe, che lascia molte più tracce del necessario,
diverse nella direzione sbagliata.
Pratica la resurrezione.

W E N D E L L   B E R R Y
traduzione di Giannozzo Pucci