Povere ragazze, 4

Questo l’ho fotografato a Casteletown, Kildare, Irlanda, e risale alla fine del ‘700. Era indossato dalla padrona di casa per tenere sollevate e ampie le numerose gonne che dovevano corprirlo.

Cosa si provava a indossare quest’aggeggio per 12 ore al giorno? Come si camminava, come ci si sedeva, e soprattutto come si pensava, se avevi addosso una cosa del genere? Quest’affare è totalizzante, non ci si può dimenticare della sua presenza, non si può, per dire, iniziare a correre, o ridere forte. Ti domina. Povere ragazze, povere donne.

Ne parlavo con una dottoranda di Storia della Moda e lei mi ha raccontato cose terrificanti. I busti che si indossavano sotto l’aggeggio sopra riprodotto erano ben diverse dal gingillo della famosa scena di Via col Vento: https://www.youtube.com/watch?v=Tr2-f9vxBEU. Il busto usuale era un vero strumento di tortura: una lastra di ferro tra petto e inguine che, per essere tollerato dall’addome, necessitava di un’imbottitura di ben 2 cm. davanti e dietro. Per recuperare il volume così creato sul giro vita, bisognava stringere e tirare a più non posso il busto, sorretto ai lati da stecche di balena. Una volta fatto fatto, gli organi interni o salivano o scendevano.

Le donne dell’Ottocento non svenivano, o usavano i sali, per sensibilità, come si voleva far credere, ma semplicemente e letteralmente perchè non respiravano – mangiare era fuori discussione, i loro scheletri mostrano in molti casi una sovrapposizione delle ultime costole.

Povere donne, povere ragazze. E di noi cosa diranno, fra cinquecento anni? Non indossiamo nulla del genere (una delle prove inconfutabili del progresso del genere umano), ma qualcosa da ridire sui nostri jeans d’estate la troveranno, ne sono certa…