Zevi scrive saggiamente che la simmetria e l’assialità distruggono l’arte. L’ideale è un’architettura di percorso, che si adegui al movimento degli uomini e all’uso che questi fanno dello spazio.
Verissimo. Speer, nei suoi piani per Berlino, progetta una città in cui i principi di assialità e simmetria sono condotti al punto tale da risultare agghiaccianti: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Bundesarchiv_Bild_146III-373,Modell_der_Neugestaltung_Berlins(%22Germania%22).jpg. E nelle nostre città, file di edifici tutti uguali, non differenziati in base all’uso, tali che la prigione, l’ospedale, la scuola e il cimitero risultano identici ai condomini.
Hitler è entusiasta dei piani di Speer, che si ispirano a piani napoleonici. Non sapeva, non poteva cogliere l’irregolarità meravigliosa del Foro Romano, che nella sua visita del ’38 aveva pur visto ( e mia madre ricordava con quale faccia truce e invidiosa fosse passato nei Fori gremiti di gente e illuminati da torce come nei tempi antichi; pensava a quanto Roma fosse più bella di Berlino).
Ma la bellezza è altra cosa. Non è regolarità, né simmetria. Nell’Acropoli di Atene il Partenone e l’Eretteo non sono in asse con i Propilei. Chi entra ha davanti a sé il vuoto e deve cercare, scoprire quasi, gli edifici. Perchè ci sono luoghi che non si possono toccare e questo ha a che fare con la percezione del mito, qualunque esso sia. Qui Poseidone scagliò il tridente contro Athena che offriva all’Attica l’olivo – questo non può toccarsi, l’Eretteo sorgerà qui. Qui sorgeva il primo tempio di Athena -lo rifaremo qui, dove sorgeva prima, nulla conta che i Persiani l’abbiano devastato.
Crolla la città di Catania per intero durante il terremoto del 1693, ma restano in piedi le absidi che contengono le ossa di Sant’Agata -non le toccheremo, la nuova Cattedrale sorgerà da queste absidi.
Ma noi non abbiamo più, o non vogliamo averle, radici mitologiche e quindi costruiamo quello costruiamo, roba degna solo di oblio.