Il presepio più antico

Intendo non la più antica raffigurazione della Natività, primato disputato online da vari centri italiani, né quello di Greccio, ma quello come il nostro, con i pupazzetti di terracotta ( o anche di plastica). Il presepio popolare, quello delle nostre case.

Non è il mio campo, ma credo che potrebbe essere quello rinvenuto in contrada Occhiolà, presso Grammichele di Sicilia, almeno fino a che altri e più recenti rinvenimenti non costringano a rivedere l’affermazione.

immagine tratta da: https://viaggimarilore.wordpress.com/2019/12/13/presepi-fantastici-italia/

So come è andata da qualcuno che scavava là. Si stavano mettendo in luce le case dell’abitato distrutto dal terribile terremoto del 1693, quando questa persona ha trovato tra la terra la statuetta di una pecorella. Poi un’altra. Poi un’altra ancora. Poi la statuetta di un pastore.

Ragazzi sembra quasi un presepio! ha scherzato; e subito dopo è venuta in luce la figuretta di una donna bionda inginocchiata, e di un bimbo disteso, quindi il resto dei personaggi. Era un presepio. Non sontuoso, né raffinato, ma tenero e vivace. E sicuramente ante 1693.

Il terremoto, che ha distrutto l’intera Sicilia orientale, è avvenuto l’11 gennaio, alle 13 circa. Il presepio era dunque ancora montato e si trovava sotto la rampa di scale che conduceva al piano superiore, presso un camino.

Io, che sono di radici umbre, faccio albero e presepio il 23 dicembre e il 6 gennaio li disfaccio. In Sicilia sono un outsider. Qui si fa tutto prima dell’Immacolata e si disfa ben dopo la metà di gennaio. Un umbro, con amarezza si dice: Via, è finita per quest’anno, rimbocchiamoci le maniche e ripartiamo.

In Sicilia invece si indugia nelle cose belle, non per pigrizia, ma per il rammarico di abbandonarle, di lasciarle andare. Resta ancora un po’, si mormora al Natale già trascorso. E così è giunto fino a noi il presepio di Occhiolà, e chissà quanto altro ancora.

Presepio

Nella capanna metto una colonna (corinzia) a segnare che la nascita del Bambino è la fine della vecchia era e l’apertura della nuova ed eterna Allenza. E metto Benino, il pastore che dorme, segno di chi non siaccorge nemmeno di questo, come siamo tutti noi.

Metto anche ‘u scantato da stidda, come lo chiamano in Sicilia, il personaggio con la mano sopra gli occhi, spaventato dalla stella, come noi. Un tipo di pastore che già esisteva nel Quattrocento, come didmostra l’Adorazione dei Magi di Gentile da Fabriano:

tratto da: https://scheggiaimpazzita.wordpress.com/2012/01/06/adorazione-dei-magi-di-gentile-da-fabriano/

E l’anno prossimo metterò le anime pezzentelle che ordinerò a San Gregorio Armeno, quelle dimenticate in Purgatorio per le quali nessuno prega,perchè chissà che non sia anche la nostra sorte; e qualcosa, non so ancora cosa, che ricordi questo anno che volge al termine, perchè comunque non dobbiamo dimenticarlo.

Buon Natale a chi passa da qui!

Scritte sui muri, 2

Questa arriva come una mazzata quando si esce dalla visita del più bel palazzo barocco della città, sul muro dirimpetto: E’ davvero questa la vita che volevi?

Certo lo scopo è provocare uno shock, ed è raggiunto anche troppo facilmente, direi; comunque utile. Che rispondere? mi sono chiesta, inchiodata sulla soglia. Sicuramente no, ma è uguale, va bene lo stesso. Ho rischiato di avere un paio di persone amatissime in meno davanti al brodo di cappone, a Natale, e invece c’erano, e in ottima forma. Va bene anche se non è quella pensata a sedici anni, sono piena di gratitudine.

Atmosfera natalizia e brodo di cappone

Per il pranzo di Natale, a casa mia in Umbria, si faceva sempre il brodo di cappone con i cappelletti. Io lo odiavo.

Adesso, per ogni pranzo di Natale, faccio il brodo di cappone con i cappelletti (credo l’unica in tutta l’isola). I  miei figli lo odiano, ma io lo faccio lo stesso. Mi piace continuare a fare quello che facevano le donne forti e allegre che hanno fatto la mia infanzia, che non avevano paura di lavorare, resistere e aiutare. Mi piace anche dare una continuità, onorare quel che mi è stato tramandato. Solo perchè così si fa. Magari un giorno i miei figli faranno il brodo di cappone a Natale.

Atmosfera natalizia in Sicilia

Oggi mi ferma il fioraio dove ho comprato l’albero di Natale (l’albero più sbilenco e strano d’Italia, dalla forma a nebulosa)

-Signora, metta i cubetti di ghiaccio nella terra dell’albero, ogni giorno; altrimenti non arriva all’Epifania-

Certo, ci sono 22 gradi fissi, da giorni. Per Natale non chiedo tanto, non la neve, ma un po’ di freddo sì…

Atmosfera natalizia a casa nostra

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Foto di Gerhard Gellinger da Pixabay

-Cosa facciamo quest’anno, un albero vero o uno finto?-

-Uno vero che sembri finto-

In genere per l’albero la cosa va così. Ne arriva in casa uno piccolo, sbilenco, sofferente, perchè qui già a Novembre gli alberi veri vanno via come il pane e noi arriviamo a comprarne uno sempre in ritardo, secondo l’usanza (umbra) della mia famiglia di fare albero e presepio a ridosso del Natale.

 

Per il presepio, no. Per il presepio ci sono litigate mostruose, quasi scorre il sangue. Io vorrei un presepio filologicamente corretto: atmosfera medio-orientale, niente neve (mica nevica là, no?), archi a tutto sesto (romani, è nato sotto Augusto); e poi una colonna abbattuta, simbolo della fine della vecchia epoca. Un po’ come nella foto sopra.

Mio marito esige neve e muschio, quasi un bosco alpino (é venuto anche per chi abita più a nord di Gerusalemme, quindi…) e tutti i mestieri possibili, se si potesse anche una raffineria (il messaggio va attualizzato). E si allontana in corridoio mormorando dei negozietti di San Gregorio Armeno.

L’anno scorso, in preda a queste discussioni, non abbiamo fatto il presepio. Quest’anno procederò con un colpo di mano domani mattina presto. Betlemme 0 b.C. remastered.

Hanno solo i soldi

Ieri sono andata a comprare le mandorle più buone del mondo, vicino al mercato del pesce. Il negozietto è un antro muscoso, il negoziante ha un viso esaltato e abbronzato. Mi viene in mente di prendere là anche i regalini per gli amici del Nord Europa: pomodori secchi, pesto di pistacchi, erbe per il pesce e origano.

-Faccia piano- dico al negoziante che metteva le cose nel sacchetto- perchè devo spedirli-

Unni?- fa lui (che bello che nessuno si faccia i fatti suoi, lo dico sul serio, fa sentire meno soli)

Glielo dico, lui alza la faccia esaltata e dall’alto dei suoi cenci grida –Bbonu fa signoruzza, chiddi anu solo i sodda! nenti, nenti, solo i sodda!– (trad. Fa bene signora, quelli hanno solo i soldi, nient’altro)

Hanno solo i soldi, ma chi altri se non un povero siciliano oggi direbbe questo? uno che campa vendendo quattro cose, fra muri scrostati, in una via che per decadenza nulla ha da invidiare a certi quartieri del Cairo dietro il suk. Vi assicuro, mi è sembrato un re.

Birra e Irlanda, 1

Quando entri da italiano in un supermercato irlandese, anche di grandi catene, rimani sconvolto. Inizialmente, per interi settori, scaffalature da terra a soffitto di birra e patatine, per metri e metri e metri lineari. Inimmaginabile prima di entrare. E ti chiedi, ma dove sono le cose da mangiare?

In fondo in fondo, molto lontano,  traluce un bancone in cui c’è tutto quello che siamo soliti mangiare in Italia, frutta, verdura, carne, pesce, formaggi, uova, tutto compresso in due metri quadri, disdegnato dai nativi.

Assurdo, dice in me l’italiana,  ma appena assaggio una delle birre irlandesi, presa a caso, capisco il perchè dell’esposizione. Perchè la birra irlandese non è solo la Guinness, ma decine e decine di altre mai viste da noi, buonissime, di tutti i tipi, di tutti i colori, tutte con bellissime etichette. E capisco tutto. Perchè mangiare, se hanno quelle birre?

“Caccia la morte con un bicchiere di vino”

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dicono in Umbria delle mie parti, e pare che qualche volta sia stato vero per poche ore.
Non ci credo molto, non amo il vino e in questo sono ben poco umbra, quindi non so cosa dire. Ma so che aggiungerei dell’altro per ritardare la tanto temuta soglia, una risata, ad esempio, e il buon cibo; un sorriso, un abbraccio, una pacca sulla spalla al momento giusto, guardare il mare o la campagna al mattino presto, quando tutto è intatto.
Poco, molto poco, ma è tutto quello che per ora so. Buon Natale a chi passa di qua.