Basta allontanarsi un po’ da Taormina, che è là sullo sfondo, e i prezzi si dimezzano, ma la bellezza della domenica non cambia. Dall’altro lato si ergono le montagne della Calabria: lo stretto di Messina è di una bellezza sconvolgente, soprattutto perchè Messina non è di moda. Povera città di passo e di poco prezzo, che ancora non si è risollevata dal terremoto del 1908.
L’acqua è questa qua sotto ed è stranamente calda. Le correnti che vengono dallo Stretto, quelle di Scilla e di Ulisse, portano verso sud, verso Taormina e bisogna saper nuotare molto bene, tanto da mantenere la calma quando ti vedi così lontano dal tuo ombrellone e ti sembra di non poterci ritornare e di non poter mai vincere la forza dell’acqua. Sarà per questo che tutti restano a mollo lungo la battigia e non sanno cosa si perdono.

Io mentalmente ringrazio mio padre che mi obbligò ad anni di nuoto agonistico e rientro a riva con i Figli e con finta nonchalance al mio ombrellone, mentre i Figli ringraziano mentalmente me, che ho fatto la stessa cosa con loro, ma non me lo diranno mai.

Poi, al costo di un toast a Taormina, involtini di cernia, calamari o pesce spada, a scelta, con caponata.
N.B. In Sicilia si fa un involtino di tutto. Ed è sempre, invariabilmente, squisito.
Dopo di che il sangue umbro ha avuto la meglio. Sono tornata a casa mentre tutti arrivavano.