Perché l’inglese?

Cara Irlanda, alla quale l’inglese fu brutalmente imposto, non sai che problemi può creare l’inglese a una come me, tenacamente avvinghiata al suo italiano, amante di greco e latino.

A Cellbridge, una sera dopo Natale sono salita su un taxi, diretta a casa di amici, che abitano in una zona vicina, ma non tanto da raggiungerla a piedi.

In tre secondi scopro che il tassista era armeno e si trovava in Irlanda da solo un mese. Le V dell’inglese dalla sua bocca uscivano come F , le T come D . Diceva di aver capito l’indirizzo, da me detto con tutta l’ampiezza delle vocali italiane, ma a un certo punto, nelle tenebre fonde, ha inchiodato in un distributore ed è entrato nel bar a parlottare a lungo con gli avventori. Io sudavo nonostante la temperatura sotto zero. E’ risalito e ha imboccato con decisione e allegria la direzione opposta a quella dove dovevo andare io. Istanti di terrore puro.

Infine i miei amici inviano la posizione. Il tizio vede la mappa, inchioda di nuovo, fa un’inversione a U e arrivo dopo qualche minuto a destinazione felicemente.

Il problema è: perchè usare come lingua internazionale una lingua che ogni popolo pronuncia a modo suo, che gli stessi inglesi apprendono difficilmente sotto il profilo del rapporto scritto/parlato? Non sarebbe stata meglio una lingua che si legge come viene scritta?

Tre bellissimi inviti

  1. Dalla Persia del XIII secolo, sulla dargah di Gialal al Din-Rumi:

«Vieni, vieni; chiunque tu sia, vieni.
Sei un pagano, un idolatra, un ateo? Vieni!
La nostra casa non è un luogo di disperazione,
e anche se hai tradito cento volte una promessa… vieni
.[2]» (da Wikipedia, s.v. Gialal al-Din-Rumi, teologo sunnita)

2. Dalla Regola non bollata di San Francesco d’Assisi:

E chiunque verrà, amico o nemico, ladro o brigante, sia ricevuto con bontà.

3. Da un pub della mia amatassima Irlanda, e pare sia di Yeats:

Indignation Quotes. QuotesGram
Da Quotesgram

Correzione a Cronache d’Irlanda,4

Correzione/ integrazione al post precedente: in Italia esiste un monumento agli emigranti. Devo la segnalazione a QuasiBiancaneve : https://wordpress.com/read/blogs/61910712.

Si trova a Genova, ma è nascosto. Non riesco a postare il link. L’articolo è comunque su GenovaQuotidiana.com, numero del 18 Giugno 2019.

Peccato, mi piace. Quello svettare crestato sopra il blocco rettangolare dà in qualche modo l’idea del doloroso distacco dalla terra natale.

Cronache d’Irlanda,4

Nel cuore della City di Dublino, in mezzo agli affari, alle banche, ai soldi, gli irlandesi hanno voluto questo: https://www.google.com/search?q=famine+sculpture+dublin&client=firefox-b-d&source=lnms&tbm=isch&sa=X&ved=0ahUKEwiRzKHLvevjAhUiMuwKHYWJCEcQ_AUIEigC&biw=1220&bih=588#imgrc=jZTf4wWrQVUXiM:

Lungo le rive del Liffey, là dove chi era costretto ad andar via dalla Grande Fame (1845-49) si imbarcava per le lontane Americhe. Come a dire: ora siamo ricchi, ma ricordiamoci da dove siamo partiti. Ricordiamo le sofferenze antiche.

In Italia non c’è nessun monumento a chi partì dai porti di Genova e Palermo, per povertà anch’essi, alla volta delle lontane Americhe, alla fine dell’Ottocento. Sarà per questo che non usciamo dalla crisi?

Cronache d’Irlanda, 2

L’economia irlandese sta andando benissimo. La chiamano The celtic Tiger, la tigre celtica. I prezzi sono aumentati enormemente dall’anno scorso, il cibo di un 30 % circa. Ogni luogo è straordinariamente curato e ben tenuto.

Conversazione sull’autobus con una signora irlandese

Where are you from?-

-From Sicily-

-Oh, I was there last year! Very nice! Good food, the sun…But is there poverty, isn’t it?-

E’ così, la Sicilia è povera a confronto dell’Irlanda e i turisti se ne accorgono, non possiamo illuderci del contrario.

E con la crescita economica cambia tutto, in modo ben percettibile da chi, come me, torna qui dopo un anno. Aumentano i clochard, i senza tetto, chi chiede l’elemosina. A O’ Connell Bridge ho visto uno scippo, cosa impensabile fino a poco tempo fa. Tutti vanno di fretta, distratti. La gente ti dice di star attenta alla borsa. La tigre ci divora. Mangia i cuori.

L’antica Irlanda, quella che a Tolkien ispirò la Contea degli Hobbit, dove per essere felici bastava una birra e un piattino di fragole, dura però in campagna, dove tutti ti salutano quando ti incontrano e sono prodighi di cortesie; o il venerdì sera a Temple, quando la gente balla e suona per strada e senti solo musica e rumore di uomini.

Cronache d’Irlanda 2019,1

Forse temendo la Brexit e le sue conseguenze, i genitori italiani hanno deciso a Gennaio di far studiare inglese ai loro pargoli in Irlanda. Dublino è letteralmente invasa da ragazzi italiani (i Figli compresi).

Strillano, ridacchiano, mangiano cose terribili. Sono tenerissimi.

Soluzioni costruttive

Temo che gran parte delle nostre sofferenze climatiche, almeno quando siamo al chiuso, siano di origine architettonica.

In Irlanda, per consumare meno risorse energetiche ed inquinare meno, le case di ultima generazione hanno un doppio tiraggio dell’aria in modo tale che la temperatura interna rimanga costante a 23 gradi e non sia necessario aprire le fienstre per ventilare le stanze. Accendono il riscaldamento un paio di ore al giorno e la cosa finisce lì (non so se l’ho spiegato bene, però).

In Sicilia, invece, d’estate si offrono al sole enormi facciate di cemento armato, senza un albero che le ripari, un prato che rinfreschi (ma i siciliani odiano gli alberi in città). Nessun caso negli edifici si è posto all’orientamento, anzi ha cura di esporre la cucina a sud-ovest, e così le stanze da letto. Così, quando negli annunci immobiliari si legge appartamento soleggiato, un brivido di terrore deve prenderci.

Eppure gli Arabi e i Normanni sapevano come fare, senza cemento armato e senza l’aria condizionata che a questo inevitabilmente si associa. Nella Zisa di Palermo, che era la residenza estiva dei re Normanni, i muri erano spessi, le finestre allineate una di fronte all’altra, in modo da creare una corrente d’aria e nei punti di snodo degli ambienti erano scavate nel pavimento vasche che venivano riempite d’acqua, per ottenere una corrente più fresca. http://www.ranchibile.org/scuola/dipartimenti/disarte/dl/15-16/zisa.pdf

Il tipo di cose che mi rendono molto dubbiosa del progresso della civiltà…

Irlanda 2018, 6 (e ultimo)

E dunque bye bye Irlanda, anche per quest’anno, con il mio  splendido nipotino biondo come il grano che mi supplica di restare, con le tue querce, le tue scogliere,  gli abitanti che sembrano usciti da un libro di fiabe, e i negozietti abbandonati che sembrano usciti da un libro di Harry Potter.

dublin1

Bye bye. Qui di seguito, notazioni a margine che possono essere utili ai viaggiatori:

1) Inglese: mio nipote dice che parlo inglese come gli italiani nei film, i Figli (uno per spalla) continuano a sibilare  a ogni cosa che dico Mamma che cosa stai dicendo? e gli irlandesi che sorridono, mi capiscono e mi rispondono, nonostante tutto. Non sono come gli Inglesi, che se non dici tutto come vogliono loro tirano dritto per la loro strada, sono gentilissimi davvero.

N.B. continuo a pensare che è stata una follia scegliere come lingua franca una lingua che si pronuncia in modo diverso da come si scrive. Molto meglio l’italiano, allora, o il tedesco.

2) Cibo. Buonissimi il latte, il pesce (provate il salmone selvaggio, wild salmon, è un’altra cosa da ciò che si mangia in Italia come salmone!), la carne, ma presentati in un modo un po’ monotono.

Occhio a quando nei menu trovate scritto tomato: talvolta è ketchup (orrore)!

3) Quando eravamo grandi.

la vera highlite della National Gallery di Dublino, copertina in tutte le guide, è ancora e sempre lui:

Dublin2

il sublime, eterno Caravaggio. In ogni residenza storica, in ogni facciata degna di questo nome, in ogni profilatura antica di porta o finestra, c’è sempre lo stile italiano, putti, maioliche verdi gialle e blu, capitelli e balaustre. Come a Praga, a Varsavia, a Vienna. Davvero eravamo grandi e  dettavamo legge in fatto di stile. C’è persino il ritratto di un nobile irlandese che si è fatto raffigurare con il Colosseo e il Vesuvio insieme sullo sfondo: a dichiarare a tutti che li aveva visti entrambi, titolo culturale di livello eccelso – che tenerezza!

Ma che è successo dopo l’Ottocento?