Oggi è il compleanno del Figlio piccolo e, per evitare la cucinata con questo gran caldo, siamo andati nella trattoria di sempre, nel cuore di un centro storico tanto decadente quanto bello, anzi, tanto più bello quanto più decadente. Pesce squisito, avventori tutti all’esterno, come in tempo di zona gialla, sussurri e pigrizia dietro la piazza del mercato, che di domenica tace.
Mentre portavano la torta è arrivato un uomo di mezz’età in abiti tradizionali, con un viso da antico normanno, e ha iniziato a cantare. Vedendo la torta con la scritta Buon compleanno Francesco, ha guardato mio figlio sorridendo e ha intonato con voce bellissima un Buon compleanno che subito è stato ripreso a pieni polmoni da tutti i tavoli del marciapiede. Qualcuno ha chiesto Vitti ‘na crozza ( per la storia della canzone: https://www.balarm.it/news/tutti-la-cantano-ma-pochi-conoscono-il-suo-vero-autore-il-maestro-di-vitti-na-crozza-123675)
A questo punto tutti cantavamo e battevamo a tempo le mani; gli anziani, al verso ora che sono arrivato agli ottant’anni la vita chiamo e morte m’arrispunde, si sono commossi, poi di nuovo ridevano travolti dall’allegria del ritornello. La torta è stata divisa tra tutti i presenti, meno male che era bella grande.
Questo saper fare festa, come si può, appena si può, che allontana il potere delle giubbe rosse, come canta il Maestro, è un laccio fortissimo per una outsider come me. Perchè restare? per far festa con sconosciuti.