Note a margine della serie L’Impero ottomano, 2

Non ritrovo nemmeno:

-il dolore devastante degli Europei di allora (che per altro non si erano mossi quando il loro aiuto era stato disperatamente richiesto. Pare che quando Costantinopoli cadeva, a Venezia ancora si discutesse del numero di navi da inviare)

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Probabilmente nella Flagellazione di Piero della Francesca c’è un invito a organizzare la crociata per il riscatto di Costantinopoli. Pilato, seduto introno a sinistra ha le sembianze di Costantino Xi e indossa i calzari rossi, appannaggio degli imperatori bizantini; Cristo è legato a una colonna che ricorda la colonna di Costantino, nel Foro della città; e contro di lui avanza un uomo col turbante. Cristo e l’uomo col turbante sono rispettivamente nella sezione aurea della larghezza e della profondità, a indicare opposizione e legame insieme.

-la sensazione di qualcosa di così ingiusto da non crederci. L’incapacità di accettare la fine della città. Non è accaduto per Roma, nè per Alessandria o Atene. Dopo la caduta di Costantinopoli durarono a lungo leggende che profetizzavano un prossimo ritorno ai fasti cristiani. Secondo alcuni l’imperatore si sarebbe scalzato delle babbucce rosse e invece di morire a Porta San Romano si sarebbe aggirato tra la gente disperata esortandoli e dicendo io sono con voi, resterò con voi. E si narra anche che quando i soldati di Maometto II irruppero a Santa Sophia fosse il momento dell’Elevazione; e che uno dei quattro enormi pilastri che reggono la cupola si fosse aperto a incorporare dentro di sé uno dei sacerdoti con l’Ostia in mano; e che questi è ancora dentro il pilastro, in attesa di terminare la consacrazione quando la città tornerà cristiana.

-e in molti villaggi del Mani ancora negli anni Cinquanta del Novecento si additava il discendente di Costantino XI…

Note a margine della serie L’Impero ottomano, 1

Una bella serie. Ben fatta, filologicamente corretta, ha evitato piaggerie e antistoriche esaltazioni. Però alcune delle poche cose che so su Costantinopoli non le ho ritrovate. E sono:

-la consapevolezza, che era di tutti gli abitanti di Costantinopoli, in ogni tempo, di vivere nella più bella città del mondo. Ogni pietra veniva poggiata, ogni pianticella veniva messa a dimora  con questo pensiero. Era stata fondata come estrema fioritura dell’urbanistica greco-romana da Costantino affinchè sopravvivesse a una Roma che veniva, correttamente, già data per spacciata; e visse in un continuo superamento dell’Urbe. Giustiniano volle una chiesa più bella di San Pietro e del Pantheon ; una chiesa coperta dalla prima cupola libera nello spazio, alla cui base, nel punto più difficile, finestre in cerchio lasciassero entrare la luce. Ne seguì progetto e lavori personalmente,

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Alla Messa di consacrazione di Santa Sophia, prima che il vescovo alzasse l’ostia, Giustiniano balzò in  piedi e gridò, facendo echeggiare la cupola, Sono più grande del grande Costantino! Roma già ossessionava i superstiti…

-la violenza. Maometto II aveva promesso tre giorni di licenza ai suoi uomini se fossero riusciti a espugnare la città. Quando vide cosa facevano li richiamò indietro nel giro di un giorno. Le donne si erano chiuse a santa Sophia. Furono violentate e uccise in chiesa; sugli altari di Santa Sofia i soldati urinarono e defecarono; tonnellate di vasellame prezioso fu portato via e strappati i mosaici d’oro delle pareti.