GRIGIO

Da Dreamstime

Sempre nel già citato libro di Brusatin (https://www.einaudi.it/catalogo-libri/arte-e-musica/arte/storia-dei-colori-manlio-brusatin-9788806153441/) c’è un’incantevole osservazione sulle sfumature del grigio. Pare che siano aumentate nell’ultimo cinquantennio, o che siano visibili ora all’occhio umano, o, più probabilmente, che sentiamo l’esigenza di differenziarne le tonalità. Il fatto è da ricollegare all’urbanizzazione, fenomeno grigio per sua natura. E dunque grigio ferro, antracite, canna di fucile, tortora, perla, fumo, eccetera.

In parallelo, diminuisce l’uso delle nomi, molto più numerosi delle denominazioni relative al grigio, che indicano le gradazioni del verde: verde salvia, reseda, smeraldo, prato, bandiera, salice, bottiglia, verde pino, verde militare, giada, muschio, cinabro, veronese….

Siamo ormai distaccati dalla natura, quindi dal verde, e non abbiamo più necessità di distinguerne le sfumature -non un gran progresso, indubbiamente. D’altronde, chi fra i nostri ragazzi sa cos’è la salvia, e quanti riconoscono un salice? Quando ai Figli, qualche anno fa, ho chiesto di tagliarmi qualche rametto di quercia, loro vagavano sotto le querce chiedendo Dove? Dove? Ho avuto paura. da quel giorno con il riconoscimento di alberi e piante sono diventata martellante.

Blu

Tomomarusan / CC BY-SA (http://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0/) in Wikipedia, s.v.

Il blu, il mio colore preferito, ha una strana storia, che in parte ho ritrovato in un articolo di giornale di questa settimana. Si è osservato che Greci e Romani non usavano il blu, né possedevano una parola specifica per indicarlo. Il fatto è stato generalmente interpretato come avversione per un colore che rimandava all’Impero persiano, il tradizionale nemico.

In realtà questo non basta a spiegarne l’assenza addirittura dal linguaggio.In un bel libro di Manlio Brusatin, https://www.einaudi.it/catalogo-libri/arte-e-musica/arte/storia-dei-colori-manlio-brusatin-9788806153441/, si riporta l’interpretazione che Nietzsche diede di questo fatto, vale a dire che Greci e Romani amavano così profondamente la vita su questa terra da odiare il colore del cadavere, cioè appunto il blu. In effetti, presso gli Egiziani il dio Osiride, re dell’Aldilà, è raffigurato con la pelle blu. Una spiegazione molto romantica. Ma anche i Maya non hanno una parola per indicare il colore blu, e il loro attaccamento alla vita è ancora da dimostrare -sicuramente non paragonabile a quello dei Greci.

Altra possibilità è che l’occhio umano fosse meno evoluto di quanto lo sia oggi e dunque non vedesse il blu. Non percependolo come colore distinto dal verde o dal verde-turchese, non era necessario avere la parola che lo distinguesse.

Se è così, quali colori scopriremo in futuro?