Di un piccolo museo e del modo di sedersi

A gennaio ho visitato una casa museo, deliziosa e straordinaria, la Casa di Mario Praz, a Roma: https://www.casemuseoitalia.it/it/Museum.asp?POIID=13. Magistralmente spiegata, la consiglio a tutti.

E così ho, in un certo senso, incontrato l’amato autore di Gusto Neoclassico, poichè, come lui, credo che la casa è l’uomo, e che dalla casa si capisca l’uomo, se si sa guardare bene.

Rimpiango di non poter di lui leggere, perchè scritto troppo piccolo ormai per me, e non esiste in versione kindle, La filosofia dell’arredamento, del quale, da qualche parte on line, devo aver però carpito alcune delle osservazioni che seguono sull’evoluzione delle sedie, che, come tutto il mobilio, riflettono non solo il proprietario, ma la società cui appartiene, con tutte le sue norme.

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(Immagini prese dal web)

Una seduta come questa, del Settecento, ci dice cosa si pensava degli ospiti in visita, e cioè dì quello che devi dire e vattene. Relazioni fondate sulla brevitas, comunicazioni sintetiche e argute.

Non molto diverse le sedute nell’Ottocento, un filo più morbide in ossequio alla mentalità borghese, ma sempre visite brevi, un tè, un caffè, un biscottino, non di più, il messaggio è identico.

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E oggi? In un’età così apparentemente socievole, amante in teoria di discussioni democratiche e franchi scambi di opinioni che possono durare anche l’intera notte, si è arrivati a questo:

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La sbandierata accoglienza del divano è solo apparente, perchè nessun ospite sarà davvero a suo agio sul pizzo della penisola, nè oserà distendersi in essa. Il vero messaggio è Distendetevi davanti alla televisione, non parlate, ascoltate zitti e, appena possibile, addormentatevi buoni buoni. E appena questa tappezzeria sarà un po’ logora, comprate un’altro divano.

Ho sbagliato epoca, ne sono sempre più certa.

Atmosfera natalizia e brodo di cappone

Per il pranzo di Natale, a casa mia in Umbria, si faceva sempre il brodo di cappone con i cappelletti. Io lo odiavo.

Adesso, per ogni pranzo di Natale, faccio il brodo di cappone con i cappelletti (credo l’unica in tutta l’isola). I  miei figli lo odiano, ma io lo faccio lo stesso. Mi piace continuare a fare quello che facevano le donne forti e allegre che hanno fatto la mia infanzia, che non avevano paura di lavorare, resistere e aiutare. Mi piace anche dare una continuità, onorare quel che mi è stato tramandato. Solo perchè così si fa. Magari un giorno i miei figli faranno il brodo di cappone a Natale.

Ode alla padella in ferro

Stanca delle padelle antiaderenti (sarà graffiata? quali sostanze starà rilasciando nei cibi? e già mi sentivo malata), ormai preda da più anni di un’Operazione Nostalgia su vasta scala, ho acquistato una padella in ferro di una nota marca francese. Ero molto dubbiosa, ma in poco tempo la crosticina dorata dei fritti, la rapidità di cottura, il sapore delle cose cucinate mi hanno conquistato.  E poi, volete mettere il piacere di usare la forchetta di metallo su una padella?

Tentativo di green life,1

Ogni tanto ci provo. Tento una vita chimicamente simile a quella del passato. Per rispetto e amore verso il nostro pianeta, per non tralasciare alcun disperato tentativo di lasciare una Terra più pulita alle future generazioni e per l’intolleranza ai profumi che da qualche anno mi tormenta. Qualche settimana fa ho quindi comprato un sapone liquido naturalissimo, con il quale ho fatto anche lo shampoo, così come consigliano diversi siti e forum. Risultato pessimo: capelli spenti, pesanti. Decido di insistere. Ancora peggio. Desisto e vado a fare una piega.

Ma la domanda è: in passato si autoaccettavano con capelli così? Non credo proprio. E quindi? L’unica, tragica, risposta è che lo sporco fosse diverso dal nostro. Poteva essere fuliggine, cenere, polvere, mai il nostro inquinamento. Non si ritorna al passato.

Madre in transito

Sono io, sempre. Da anni non mi fermo più a chiacchierare nelle stanze dei figli, come facevo quando erano piccoli. Presa dal lavoro, dagli obblighi che sento verso me stessa e tutto il mondo, volo per il corridoio sistemando cose o controllando la borsa, e intanto grido ordini, diramo istruzioni, spartisco consigli ed esortazioni. Nessuno risponde. Chusi nelle loro tane i Figli hanno forse le cuffie, o studiano così intensamente da non poter rispondere (spero). Tutto sembra cadere nel vuoto più assoluto.

Ma quelle rarissime volte che mi fermo, per un abbassamento di pressione, o un lieve mal di testa, poichè altro, per ora e grazie a Dio, non registro, me li trovo ai piedi del letto con gli occhioni sgranati tipo gattino di Shreck quando rigira il cappello tra le zampe (ho cinque fratellini…ricordate?). -Mamma come stai?-

Il che dimostra la mia efficacia di mamma, anche se in transito. O almeno, mi piace pensarlo

Ancora su stress e tecnologia

Stendere è solo un brutto ricordo…la roba esce così soffice che quasi non si deve stirare…Non hai idea del tempo libero che ho conquistato…

Cosi dicevano le amiche delle lavasciuga. Incantata da queste belle prospettive, cedo al richiamo delle Sirene di Ulisse. Compro una super lavasciuga -milioni di programmi, un display che sembra il cruscotto di un aereo, simboli ovunque. Il commesso del negozio ne aveva parlato commosso.

Al primo lavaggio la biancheria è uscita asciutta, sì, ma sembrava finita in bocca a un cane, impossibile da stirare. Mi sono fiondata sul libretto d’istruzioni ed è risultato incomprensibile, peggio delle istruzioni di montaggio Ikea. Le variabili da tenere in considerazione sono quelle di un’equazione di decimo grado.Ho fatto molti tentativi, tutti infruttuosi, Ho impostato in diverse combinazioni tutte le variabili. Alla fine la sto usando come una normale lavatrice. Mi dichiaro sconfitta. Quando entro la sera in lavanderia la sento guardarmi ostile e beffarda come un grosso animale, con tutte le sue lucette pronte a ingannarmi. E un vago ricordo di Hal 9000 si fa strada in me. Kubrick è stato troppo ottimista. Mi sa che chiederò una lezione privata al tecnico.

Ancora su generazione Ikea

Lo confesso come un peccato: a casa usiamo ancora i materassi di lana. Li piego ogni settimana per far loro riprendere forma e loro rispondono ammorbidendosi come creature vive. Ogni notte si adattano alle nostre schiene e ci fanno dormire bene. Per trovare chi li rifà, oggi ho fatto decine di telefonate e chi finalmente ho trovato verrà dallo sprofondo a casa mia. Si preferiscono materassi di altri materiali, che dopo qualche anno saranno buttati, elevando il tasso di inquinamento ambientale. Mi sento vecchissima…ma resisto. La lana sarà nuovamente lavata, cardata, insaccata e trapunta, come una volta. Mi sento vecchissima, ma anche il cerimoniere di un rito molto antico che non deve essere perduto.

Figli e fiducia

Pochissimo influenzata dal fatalismo isolano in virtù del mio sangue umbro, oggi mi sono accinta a modernizzare e alleggerire la borsa da terremoto. Questo sebbene in cuor mio creda (speri) che tutti i discorsi sin qui ascoltati sul Big One siano da ridimensionare grazie al cemento armato (l’attesa del Big One è uno degli argomenti prediletti dalla gente dopo il terremoto). Quindi al computer, quando ero sola, ho messo nel carrello acquisti coperte termiche arancioni, fischietti arancioni anch’essi e sacchi di croccantini per il cane.

Il Figlio grande sopraggiunge alla mie spalle silenzioso come un puma

-Due sacchi di croccantini per il cane?!?! Perché??- glielo dico cercando di minimizzare.

-Esagerata! Esageratissima! Poi arrivano i soccorsi e ci portano del cibo, no? Mica è la fine della civiltà! Mica sarebbe un mondo post-nucleare stile Fall Out!-

Non ho accennato alle stime sui morti e sui danni che si attendono, né sui timori circa i piloni dei viadotti in autostrada e le piste dell’aereoporto; ho accettato il ruolo di Vecchia Mamma. Lui si è allontanato scrollando il capo e io ho cliccato sul pulsante Acquista.

Cose che aiutano

Un piccolo elenco di oggetti e abitudini che hanno migliorato notevolmente la mia vita negli ultimi dieci anni:

-l’IPad ( non un tablet, ma proprio lui, l’unico, tetragono a tutti i colpi, eternamente giovane IPad)

-il Kindle dentro l’IPad

-le sigarette rollate da me col tabacco greco

-Netflix, SKy e compagnia

-Ryan Air e in generale le compagnie low-cost

-Spotify

e chissà quante altre cose belle mi aspettano in futuro: il meglio deve ancora venire, sempre.