Qualche anno fa in casa abbiamo avuto un coniglio, chiamato Foglietto. La manina di mio figlio era calata inesorabile su quello che sembrava un tenero cucciolotto.
Invece era una belva feroce, il maschio alpha. Ruggiva, mordeva, scappava, odiava le coccole e non si faceva mai prendere in braccio. Del tutto anaffettivo, indifferente a tutti noi, non sembrava neppure intelligente.
Poi, un bel giorno, ha iniziato a saltellare intorno ai nostri piedi e a compiere degli otto intorno alle scarpe. Che carino! Mamma, guarda ci fa le feste! gongolavano i Figli. Una rapida ricerca su Internet ha svelato l’orrida verità: era un rituale di accoppiamento! Dalle frasine dolci siamo passati alle pedatone, all’istante. La belva, che già mostrava un laido interesse per un certo paio di scarpe scamosciate, ha rivolto il suo interesse verso la palla del Figlio minore. La inseguiva per ore, ma poteva a soddisfare i suoi bassi istinti solo se riusciva a cacciarla in un angolo, o se qualcuno, mosso a pietà, gliela stoppava un istante.
Eppure, eppure, ha conquistato il nostro cuore, un giorno che sentendo qualcuno nel pianerottolo, si è paralizzato con gli occhi sbarrati e ha iniziato a battere la zampa per terra, come Tippete nel bosco. e da allora ci ha sempre avvisato così, se estranei si facevano vicino alla porta. Un coniglietto da guardia.
E poi un bel giorno ho ricevuto il suo massimo omaggio, quando sono tornata da una breve assenza e lui al vedermi si alzato sulle zampe posteriori, ha unito le anteriori come in una preghiera e poi mi è saltato in grembo. Gli ero mancata.
Tutto questo per dire bene, non mangiamo i conigli. Sono molto, molto più intelligenti di quel che pensiamo, non meritano di finire nel piatto.