Jung, in Lettere, ricordi, riflessioni, racconta della sua near death experience. Ad un’amica che sta morendo di cancro scrive che non le mentirà, che lei in effetti sta morendo, entrambi lo sanno, ma che morire è diverso da come si pensa e racconta la sua esperienza.
Jung, colto da infarto in ospedale, si era sentito uscire dal corpo e salire in alto, fino a vedere la Terra azzurra e piccolissima, poi si era trovato davanti ad un tempio indù nel quale sentiva di dover entrare; e sentiva con giubilo che lì dentro sarebbe stato giudicato. Sulla soglia aveva di nuovo guardato verso la Terra e aveva visto salire da essa il medico che l’aveva accolto, ma nelle vesti di Asclepio, nel suo aspetto quindi archetipico. Una forza tremenda l’aveva costretto a seguirlo giù . E descrive il rientro nel corpo, la più orribile delle prigioni, e l’odio per il medico che col massaggio cardiaco l’aveva ricondotto indietro.
Sa, è nervoso, infastidito, è giù, non va bene.
In questi giorni sono molto ascientifica e pre-logica. Così, mentre dicevo alla dottoressa solo Passerà, pensavo: E’ stato richiamato indietro, non è facile per lui, adesso.
Aveva scostato con irritazione le mani del dottore che praticavano disperatamente il massaggio cardiaco. Adesso sorride e mangia. Ci vuole tempo per tornare. E a qualcosa serve leggere.