Lazzaro, forse

da Wikipedia, s.v.

Resurrezione di Lazzaro, il Vangelo di oggi. Il mistero , oltre alla resurezzione, sono le lacrime ei Cristo davanti al sepolcro dell’amico. Piange forse di dolore? ma sa che lo farà risorgere, è lui il Figlio di Dio. Piange per il dolore delle sorelle? la risposta è identica. Seguo l’idea di Santucci: Cristo piange perché sa bene ciò che sta per fare a Lazzaro. Sa a cosa lo sta richiamando, al dolore, alla prigionia della vita su questa Terra. Lo va a cercare e lo riporta qui, e questo è un affronto, lo sa bene.

Caravaggio sembra seguire questa stessa interpretazione. Nella Resurrezione di Lazzaro, dipinta a Siracusa e ora al museo di Messina, Cristo compie lo stesso gesto del Padre quando dona la vita ad Adamo, nella cappella Sistina -un omaggio al grande Michelangelo, di cui Caravaggio portava il nome. Ma Lazzaro rifiuta la chiamata, teso in uno spasimo; non vuole lasciare la Casa vera. Intorno, le reazioni che sarebbero anche le nostre nell’assistere a una resurrezione: lo stupore quasi indignato degli operai che sollevano la lastra, le lacrime di gioia delle sorelle di Lazzaro, le voci e i richiami degli astanti sconvolti alle spalle di Cristo.

Secondo tradizioni locali, il pittore, sconvolto dalle critiche ricevute per questa tela, l’avrebbe presa a rasoiate. Ci sono cose che non vanno dette, né dipinte.

Il lungo viaggio delle immagini

Se potete, appena passate da Atene, visitate il Museo Bizantino: http://www.byzantinemuseum.gr/

Un gioiello. Nelle sale del secondo piano si viene travolti da immagini che mostrano l’arrivo impetuoso e la felice recezione del Rinascimento e del Manierismo italiano, per il tramite di Venezia. Eravamo grandi, ma questo l’ho già scritto…In mezzo a tanto splendore ho trovato un dipinto che è l’eco della psicostasia dell’Antico Egitto, generalmente costituita così:

Anubi conduce il defunto biancovestito alla pesatura del cuore, effettuata con una bilancia a due piatti retta dalla dea della giustizia, Maat; davanti ad Anubi inginocchiato il Divoratore, mostro polimorfo, un po’ coccodrillo, un po’ leone, un po’ ippopotamo, pronto a sbranare il cuore del defunto se fosse stato così carico di colpe da pesare più della piuma di Maat.

L’immagine settecentesca del Museo ateniese è questa:

Un attardato, splendido mix, dal tono popolaresco, che al centro reca, dopo ben quattromila anni, la scena della pesatura. Stavolta la bilancia pende dal nubi celesti, e il defunto, al centro di un commovente simil-Colosseo, è conteso tra angeli e diavoli. L’arena del Colosseo luogo dell’ultimo giudizio, come per i gladiatori avvolti nella rete, il Paradiso, alla destra di Cristo, come l’hortus conclusus medievale, e la pesatura dell’esistenza, che affonda in un passato lontanissimo…

Queste cose mi commuovono. La mescolanza, non solo di culture presenti, ma tra le varie epoche Come parlarsi da un millennio all’altro, un celebrare la durata.

Tornare indietro

Jung, in Lettere, ricordi, riflessioni, racconta della sua near death experience. Ad un’amica che sta morendo di cancro scrive che non le mentirà, che lei in effetti sta morendo, entrambi lo sanno, ma che morire è diverso da come si pensa e racconta la sua esperienza.

Jung, colto da infarto in ospedale, si era sentito uscire dal corpo e salire in alto, fino a vedere la Terra azzurra e piccolissima, poi si era trovato davanti ad un tempio indù nel quale sentiva di dover entrare; e sentiva con giubilo che lì dentro sarebbe stato giudicato. Sulla soglia aveva di nuovo guardato verso la Terra e aveva visto salire da essa il medico che l’aveva accolto, ma nelle vesti di Asclepio, nel suo aspetto quindi archetipico. Una forza tremenda l’aveva costretto a seguirlo giù . E descrive il rientro nel corpo, la più orribile delle prigioni, e l’odio per il medico che col massaggio cardiaco l’aveva ricondotto indietro.

Sa, è nervoso, infastidito, è giù, non va bene.

In questi giorni sono molto ascientifica e pre-logica. Così, mentre dicevo alla dottoressa solo Passerà, pensavo: E’ stato richiamato indietro, non è facile per lui, adesso.

Aveva scostato con irritazione le mani del dottore che praticavano disperatamente il massaggio cardiaco. Adesso sorride e mangia. Ci vuole tempo per tornare. E a qualcosa serve leggere.

Pasqua e caffè

Full frame of light roasted coffee beans

Ieri mattina cercavo qualcosa, un’immagine, un’esperienza, che potesse dare una vaga idea di resurrezione della carne. Perchè questa ovviamente non può essere paragonata nulla, né immaginata. E tuttavia si può cercare nel mondo umano una qualche affinità con essa -sono sempre ottimista. Mi è venuto in mente innanzi tutto l’innamoramento. Poi l’odore del mare molto presto, quando albeggia. E poi, non vorrei sembrare troppo prosastica, l’odore del caffè al mattino, in cucina. E’ uno squillo di tromba, una voce allegra che trae dal sonno e dal buio e chiama a un giorno pieno di cose belle da vivere. Insomma, mi commuove (e non c’è Nespresso che tenga, mi dispiace per George Clooney, ma l’odore del caffè è quello della vecchia, cara Moka).

Quindi nei prossimi post un raccontino a puntate dedicato alla scoperta di ciò che mi fa alzare al mattino.

Figli, marito e cose

In questa casa io sono la Custode delle Cose, Colei che sa. Mai come al ritorno dalle vacanze. Dove sono le scarpe da canoa? Dov’è la maglia blu? Dove è questo e dove è quello. Eppure ognuno mette a posto le sue cose, e ogni cosa ha un suo posto logico. Ma Loro lo dimenticano. Io sono depositaria di ogni sapere, di quanto riso bisogna mettere nel pasto del cane, del posto in cui sono i calici belli, e di quello in cui teniamo lo sciroppo per la tosse. E non serve ripetere, è più facile chiedermi che memorizzare.

Quando morirò, li vedrò cercare disperati ogni cosa, dalla  colla alla pasta. L’Aldilà sarà tutta una risata.