La pescheria qui è un mondo, una capsula fuori dal tempo. Sono tornata dal mandorlaio pazzo, del quale ho scritto in tempi più felici -ebbene sì, mi costringo a ripercorrere luoghi carichi di ricordi.
Gli ho chiesto se le noci sgusciate che vendeva erano italiane o americane. Lui ha rotetato e strabuzzato gli occhi, mentre diventava tutto rosso, infine ha quasi gridato – Mi..a! Italiane sugnu! Chidde, chidde sù!- e mi ha indicato un cumulo di noci col guscio, ancora col mallo rinsecchito -Fituse sembrano, ma buonissime! senza niente, senza conservanti!- e me ne ha offerto una manciata. Squisite. Le vere noci. E abbiamo parlato delle merende di una volta, di quando ero piccola, pane e noci, pane acqua e zucchero…
Poi a uno dei banchi del pesce, uno di quelli dove non ero mai stata, volevo comprare, ma non avevo abbastanza soldi. Ho fatto per andarmene e il pescivendolo mi fa -Glielo tengo da parte-
-Si fida? io vado a prelevare se lei si fida-
-Lei tornerà, signoruzza. E lo so non perchè è vestita bene- e sono tornata.
L’antica cortesia del meridione, l’antico capirsi a pelle con un’occhiata, gli ultimi deboli ruggiti di gattopardi secolari.
Ma le sarde a mezzogiorno costano sempre di meno? Le compravo sempre a quell’ora e andavo di beccafico.
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Oggi di pesce ce ne era poco, sono andata presto , quindi prezzo pieno. Ma il pescivendolo mi ha detto che le sarde sugnu u killer del colecol (colesterolo :D)
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Ha ragione, da vendere😄
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Che bello che da voi esiste ancora questo comprendersi a pelle, qui da me invece al mercato bio fatto in piazza dove solitamente vado, esiste il garbo, l’accoglienza e le spiegazioni da parte dei commercianti ma mai che ricordo io è esistita questa quasi sorta di telepatia tra commerciante e cliente. È proprio vero noi siamo freddi come il clima del settentrione!!!
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Non lo so… a Torino al mercato sembravano tutti laureati. Ma non è questione di freddezza, anzi devo dire che al nord sono nate grandi e profonde amicizie, più che qui, dove c’è molta effervescenza, ma volontà non sempre tanta… Credo piuttosto che nei luoghi di mare, sin dal tempo dei Greci, si sia abituati a intendersi con un’occhiata, direi che doveva essere di vitale importanza.
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Deve essere il salmastro che rende tutto diverso 🙂 Amo le persone veraci dei mercati 🙂 ❤ ❤
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io al mercato sono in balia dei commercianti… prendo sempre delle fregature…. si vede che basta un’occhiata per capire che non mi intendo…. però continuo ad andarci perché mi piace vedere i banchi pieni di colori, di odori, le battute e gli sfottò, mi diverto a guardare quei clienti che riescono a farsi fare lo sconto…
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Essere attempata comporta essere arretrata nel tempo e quel tempo lontano essere come presente, accadente ora, accaduto appena ieri, vivace ancora di suoni, di colori, di odori. Di visioni laceranti erano i lacerati palazzi sventrati, dirupati, a mostrare, imbarazzati, le loro violate nudità al cospetto di altri che lì avevano intera l’integrità barocca di pietre laviche dagli scalpellini modellati a risanare altri dirupi lontani, lontani, oramai di secoli, che il mare imbestialito, più del terremoto, aveva provocati.
Ci portava la Littorina, mi piaceva tanto, a casa ne avevamo una, in scala ridottissima di legni incisi, intagliati, perfetta di esteriorità e di interni come, a rimpicciolirci, ci si poteva accomodare dentro comodamente e… viaggiare… viaggiare il mondo intero.
A Catania ci portava mia madre, tenuti stretti per mano, che si era io frugoletta e mio fratello, quasi gemello, già un ometto impettito, alto una spanna più di me. S’andava a far gli acquisti che in paese non era possibile. I giardini Bellini erano una sosta ricreativa. I mercati all’aperto, lungo i ponti sinuosi della ferrovia, a ridosso del porto, affollati e vocianti, uno spettacolo gratuito in cui immergersi spettatori stupiti, attori comparse, tra bancarelle che iniziavano di vestiari, continuavano di odorose drogherie e macellazioni, affollavano poi, di grondanti goccioline luccicanti, i freschissimi, turgidi, prodotti della terra. Quindi… la pescheria, vivace, pungente, penetrante, chiassosa oltre ogni misura, tra i palazzi incastrata.
Alla fontana del Liotru, oramai il mezzodì passato, un albergo dirimpetto, una sua stanza al piano superiore, aperta di balcone sulla piazza, era luogo di ristoro e frugale pasto appena acquistato; per poi reimmergerci per negozi nel cuore della città.
Era il tempo ancora in cui ogni acquisto era una laboriosa, per me snervante, contrattazione sceneggiata.
Allo scurirsi della sera, un’altra Littorina ci riportava indietro e, ai lampioni già accesi della stazione, sul marciapiedi del binario, mio padre, mia sorella già signorinella, ci riportavano a casa, curiosi di sapere della nostra avventurosa giornata.
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Ah mi commuvoi! Hai scritto meglio di me, è questa poesia che il luogo sprigiona,la tua.
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I miei sproloqui sono invadenti per senilità: ho antiche radici catanese per parte paterna. Grazie per i tuoi apprezzamenti e per essere ritornata a farti piacevolmente leggere, sempre attesa.
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Un abbraccio forte 🙂
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Un abbraccio forte… ricambiato…
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Hai ragione è un mondo a parte, come in quasi tutte le città di mare. E’ na questioni di ‘na taliata
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taliata che certe volte è un pugno in piena faccia
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Domani qui da noi è giorno di mercato ed io il venerdì mattina evito ogni appuntamento e impegno per andarci.
Di ogni settore merceologico ho fatto la mia cernita e frequento sempre gli stessi 12/15 banchi sui circa 150 presenti. Con tutti e 15 c’è un bel rapporto di fiducia, anche perchè da oltre vent’anni sono loro cliente e quando qualcosa non va (ma è raro) glielo dico tranquillamente. Ho solo ricevuto ringraziamenti. D’altronde il commerciante è il nostro tramite con la produzione e bisogna dargli fiducia.
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Che bello, Paolo!
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“pane e noci”. Io abito in altra zona, ma mia nonna quando mangiava le noci (e ci metteva moltissimo tempo, perché lei sbucciava il gheriglio dalla sua pellicina bruna!) diceva spesso “Pan e nuss, mangiàa de spuss” ossia di sposi, di un giorno di grande festa.
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C’è stato un versetto del racconto che mi ha inondato gli occhi di lacrime (si che in questo periodo devo ancora far risalire l’umore dopo il colpo di grazia subito… e quindi ho lacrime che scendono anche senza motivo!), però quello stupor davanti a tanta fiducia “si fida?!” mi ha coinvolta! È vero, anch’io rimango più sorpresa di piccole accortezze/grandi manifestazioni di umanità, che della gretta, animalesca diffidenza che regna sovrana… Eppure, basterebbe iniziare dal Buongiorno del mattino, del sorriso di cortesia lanciato per strada… A volte lo faccio, soprattutto quando sono consapevole di quanto sia fortunata, nonostante tutto e nonostante il mondo che ci circonda! Respiro, guardo la gente, mi fa tenerezza. Allora provo a cogliere lo sguardo dei passanti, di chi è in fila alle casse… mi viene da accennare un sorriso, con lo scopo di alleggerire l’attesa, rincuorare gli anziani, far capire che c’è umanità dentro ogni essere che si incontra (si chiama persona). Lo faccio, anche se non ricevo nulla in cambio. Quando ero più giovane c’erano anziani che rispondevano allo sguardo. Era un attimo bellissimo, una sensazione bellissima. Ora non più. Mi dispiace. In futuro riceverò qualche sguardo truce, ne sono sicura. Mi converrà smetterla e adeguarmi: metterò lo zaino sul davanti (odio chi porta lo zaino sul davanti, a prescindereda dove ci si trovi e dall’orario: equivale a dire: meglionon fidarsi), inizieeò a contare il resto (vedi sopra), guardare con muso appeso di fronte a sé, nel vuoto, come se non ci fossero esseri umani e, ovviamente, non tirare a immaginare le intenzioni dell’altro. Scusa Mocaina, forse sono andata fuori tema e mi sono dilungata… ma quel signore pewcivendolo mi è entrato nel cuore, gente di buona fede abituata a guardare negli occhi la gente!
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Continua a sorridere Rebecca, non cedere agli zaini sul davanti! Il mondo,noi tutti abbiamo bisogno di fiducia. E anche io mi sono commossa davanti al pescivendolo -un regalo più grande che se mi avesse dato il pesce gratis…Quando puoi, vieni giù: qui è più facile incontrare queste persone antiche. Fai presto, però: spariremo in poco tempo
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Lacrima
Grazie bella Amica mia (anzi BEDDA) ❤️
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