Cara Irlanda, alla quale l’inglese fu brutalmente imposto, non sai che problemi può creare l’inglese a una come me, tenacamente avvinghiata al suo italiano, amante di greco e latino.
A Cellbridge, una sera dopo Natale sono salita su un taxi, diretta a casa di amici, che abitano in una zona vicina, ma non tanto da raggiungerla a piedi.
In tre secondi scopro che il tassista era armeno e si trovava in Irlanda da solo un mese. Le V dell’inglese dalla sua bocca uscivano come F , le T come D . Diceva di aver capito l’indirizzo, da me detto con tutta l’ampiezza delle vocali italiane, ma a un certo punto, nelle tenebre fonde, ha inchiodato in un distributore ed è entrato nel bar a parlottare a lungo con gli avventori. Io sudavo nonostante la temperatura sotto zero. E’ risalito e ha imboccato con decisione e allegria la direzione opposta a quella dove dovevo andare io. Istanti di terrore puro.
Infine i miei amici inviano la posizione. Il tizio vede la mappa, inchioda di nuovo, fa un’inversione a U e arrivo dopo qualche minuto a destinazione felicemente.
Il problema è: perchè usare come lingua internazionale una lingua che ogni popolo pronuncia a modo suo, che gli stessi inglesi apprendono difficilmente sotto il profilo del rapporto scritto/parlato? Non sarebbe stata meglio una lingua che si legge come viene scritta?
Pensa a me che quando devo esprimermi in modo appena decoroso devo mentalmente tradurre dal siciliano all’italiano… all’inglese non ce la posso fare.
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😀 nemmeno io, a quanto pare
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Bella domanda!!!
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Luisa, che sei una grande studiosa di letteratura inglese, se lo dici proprio tu, che ammiro moltissimo, mi sento meglio…temevo di scrivere questo post..Ovviamente intendo criticare l’inglese solo sotto il profilo della praticità d’uso nella comunicazione internazionale
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Pensa che la scrittura dell’inglese è difficile anche per i bambini quando iniziano ad andare a scola: ecco il motivo delle gare di spelling, che a noi sembrano tanto eccentriche 😘
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Mio nipote ci combatte da quando è nato..
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Oh poverino 🤗
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Non solo, mio nipote, nato in Irlanda, è terrorizzato quando deve scrivere a me in italiano!
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😮😮😮
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E’ quello che mi chiedo anch’io ogni volta che devo pronunciare qualche parola in inglese!!
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Ti capisco!
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Negli anni ’70, quando l’inglese cominciava ad imporsi, qualcuno propose di usare l’esperanto, ma l’idea è naufragata, peccato.
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Infatti! mettaimoci d’accordo, questa è la strada
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Ormai penso sia troppo tardi, in questi 50 anni l’inglese si è imposto quasi ovunque, o perlomeno nel nostro blocco economico culturale.
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Possiamo sempre cambiare, un pratico spagnolo,un semplice italiano 😀
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Il difetto dell’italiano è la ricchezza dei termini ed il fatto che per spiegarne alcuni dobbiamo ricorrere al dizionario, e a volte non basta 😉
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E’ vero!!! il mio prefessore d’inglese diceva che l’inglese ha sostanzialmente un solo termine per indicare il rumore “noise”; l’italiano ha fruscio, cigolio, boato, rumore, ecc…Di certo semplificava, ma rende l’idea.
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Con le lingue ho un rapporto bifronte: da un lato mi incuriosiscono molto, sono davvero il passaporto per il mondo, e ognuna riflette in qualche modo quel popolo; dall’altro non riesco proprio a mettermi a studiarle! Ma siamo poi sicuri che l’italiano “si pronuncia come si scrive”?
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L’italiano aulico sì,per il resto ha delle variazioni,ma non come il perfido inglese…quando ho parlato inglese con giapponesi mi sarei messa a piangere…Insomma a scuola ti mettono 4 se pronunci bus invece che bas, per dire autobus, poi vai a Dublino e tutti dicono bus. C’è qualcosa che non va
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Comprai un libercolo, 20 anni fa circa mentre ero a Padova a bighellonare nel suo splendido centro storico che profuma ancora di “cappa e spada” ed entrai nella “Libreria del Santo” lì a ridosso del Santuario. Il tema trattava le lingue del mondo, non tutte naturalmente ma molte, sotto l’aspetto delle loro peculiarità nazionali. Dell’inglese diceva che se potesse ritornare in vita oggi Shakespeare, fatta eccezione per gli apporti a lui successivi da altre lingue, leggerebbe e comprenderebbe ottimamente ma… radio, televisione e i suoi connazionali gli sarebbero stranieri. Per l’autore gli inglesi continuano a scrivere fermi a 500 anni fa ma, in tutti questi secoli, la loro fonetica è cambiata, perdendo corrispondenza coi segni grafici.
Io, negata come sono all’apprendimento di altri fonemi, tanto che le trascrizioni IPA (International Phonetic Alphabet) mi sono più astruse degli originali, sono confinata alla mia versione dell’italiano, così che, non raramente, “ma tu sei ragusana, e sì, si sente” e io abbozzo una smorfia di condannata.
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😀 interessante questo discorso su Shakespeare. Chissà Dante…
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