Ode all’estratto di frutta

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Un estratto, non un succo di frutta. Ci vuole una macchina, appunto un estrattore, che separa il succo dalla fibra. A voi amici, se già non lo usate, non lo nasconderò: l’estrattore è una bestia colossale, difficile da pulire, in quanto composto da molte parti ricche di anfratti, riseghe, dentini, agganci e quisquilie varie, tali che, prima di usarlo, uno ci pensa parecchio.

Però l’estratto è buonissimo e fa davvero bene. Una Persona amatissima, reduce da una pesante chemioterapia, sta molto meglio da quando ne faccio uno al giorno. Può essere che mi illuda, può essere che i progressi siano da attribuire invece alla distanza temporale dalla fine della cura; e tuttavia mi rimane il pensiero che l’estratto contribuisca -ma lo scrivo da profana, da persona che non ha certo studiato medicina.

Vado a casaccio, non ho ricette, ma metto sempre frutta rossa (fragole, frutti di bosco, melograno); frutta arancione (melone, pesca o arancia); banane per dolcificare; un limone per impedire l’ossidazione; un pezzetto di zenzero; e poi quello che c’è.

Ci vogliono tonnellate di frutta, ma non torno indietro. Il fruttivendolo si scappella e s’inchina al mio passaggio.

15 pensieri riguardo “Ode all’estratto di frutta

  1. L’estrattore fa parte dei miei utensili che utilizzo quotidianamente, certona lavarlo è una bella rottura, ma il risultato che si ottiene ne vale la pena. Buona serata 😉

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