Li tiene come un dono da portare, da offrire, qualcosa che le è stato dato, e che non è suo. Forse qualcosa che deve arricchire il mondo. Come se nessuno di noi possegga nulla, ma lo tenga e basta, e l’essere sia da un’altra parte, non nel possesso.
Vivo in una città che ha il mare del più blu dei blu, superblu; e di notte ancora si sentono gli zoccoli dei cavalli in corsa.
Ma amo anche una piccola città, dove per un solo giorno l'anno, i santi volano davanti alle finestre delle case; e solo per quel giorno tutti vivono come si dovrebbe sempre vivere, pensando a correre bene, non a vincere la corsa.
E un pezzo di cuore è rimasto nella verde Irlanda, dove la gente è gentile e dove cresce un bimbo stupendo che ha un po' del mio sangue.
Così sono sempre inquieta, sempre pronta a partire, felice del mio eterno pellegrinaggio.
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Bella considerazione
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Bello, bella considerazione, vero
Ciao ❤
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e questo è attenzionare la poesia della lingua.
chapeau Mocaiana! 😊
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Grazie a te!
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e tiene pure a’ cazzimma’ 🙂
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Non solo a Napoli 🙂
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m’intenerisce la tua interpretazione di tenere versus avere, che ha forse poco di obbiettivo ma molto di sentimentale.
ml
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Non credo, Massimo, un motivo ci deve essere. Forse sono sentimentali i napoletani?
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eheh, forse 🙂
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