Auguri e Labirinto, 1

Auguri a tutti gli amici di blog, siete stati importanti per me, e affettuosi,  anche se gli anni e gli eventi degli ultimi mesi mi hanno resa sentimentale. Prometto che mi indurirò con l’anno nuovo. Auguri a tutti e mi auguro che alcuni, Rebecca, Giuliana, Elena, scrivano sempre di più. I loro post sono preziosi per me. Mi auguro inoltre che alcuni, ultimamente silenti, tornino a scrivere come un tempo. Intanto prendo congedo dall’anno con un piccolo racconto, evidentemente ispirato alla Casa di Asterione di Borges, nulla di particolarmente originale. Dedicato a tutti noi, perchè tutti siamo Asterione.

Labirinto, 1

Qui, nel mondo sotto al sole, vogliono che io torni ad essere degli uomini e delle cose, che ancora mi disperda nel dedalo di cuori e strade, ma ormai so che non serve tentare di conoscere quanto è all’esterno di me. Questo mi resta del mio soggiorno nel Labirinto, dove a nulla valevano i simboli dipinti all’ingresso delle gallerie, i disegni e le mappe che ne riproducessero l’andamento: piuttosto giovava la conoscenza del cuore, sapere quanto tempo si potesse reggere la solitudine o la speranza.

Poichè questo tesoro di sapienza avevo appreso nella sede del Minotauro, che Gea stessa, impietosita, non potendo disubbidire al Fato e concedere libero il passo al mostro, si sottraeva però a lui che, desideroso di morte, tentava di squassarsi contro le rocce della dimora sotterranea; Gea addolciva i giorni di lui con lisce pareti pietrose e pavimenti levigati, replicava in sè, nelle sue membra di terra, ciò che egli pativa per renderlo meno solo e davanti al suo vagare apriva gallerie differenti per aspetto e andamento a secondo del sentimento che lo muoveva, affinchè, nella più cupa solitudine che nessuna creatura poteva mitigare, almeno le zolle gli rispondessero. Così nel groviglio più fitto vi era la riproduzione di un’angoscia oscurissima, nel cunicolo che saliva dritta verso la superficie, e poi s’inabissava, la speranza di libertà rivelatasi fallace.

All’arrivo del nostro gruppo di vittime, i fratelli di apparente sventura, giunti nel Labirinto molti anni prima, avevano parlato un greco di oscuro significato: il tributo al Minotauro non era di sangue versato, ma di compagnia e sorrisi. Poi capii, io per primo tra i miei compagni. Temendo che il muto patto fra Gea e il mostro non avesse a scuotere le fondamenta di Creta, era stato stabilito il tributo di fanciulli, e per questo soltanto, non per la morte, ma per la vita. Noi e gli altri prima di noi, con la nostra compagnia, dovevamo essere confine al labirinto scavato dalla furia della creatura divina, limite al disperato vagare di chi svuotava il suolo dell’isola, impedendo agli abitanti l’orgoglio di colonne, guerre e parole.

 

25 pensieri riguardo “Auguri e Labirinto, 1

  1. Lacrima. Lacrimuccia, lacrima.
    GRAZIE!!!!
    Te lo dico con cuore, il mio piccolo cuore molto strapazzato, ultimamente rancoroso, disilluso, fatto a pezzi… però dopo una profonda sofferenza ha ripreso a battere grazie alla scrittura. Ho aperto il blog pensando che fosse un diario moderno, non immaginavo che qualcuno rispondesse! E invece sei arrivata Tu, la tua presenza costante, il tuo incoraggiamento, le tue conoscenze trascrtitte e condivise, mi hanno dato enorme affetto. Quindi GRAZIE ❤
    E dopo di te è arrivata la mitica Ape-Ale, Siete preziose. Ringrazio il 2019 per avermi dato voi, in particolare. Un abbraccio forte forte😘🙏

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  2. Ho labirinti ovunque. Visti da fuori sembrano impenetrabili, per chi li ha attraversati sono solo risibili accademie, arabeschi da interpretare.
    Anche tu hai fatto compagnia ad alcuni di noi, non tutti te lo abbiamo detto ma urge adesso in questo inizio riaffermarlo: scrivere può lasciarti una carezza silenziosa e preziosa. Auguri .

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