Vienna 1683, parte 3

Full frame of light roasted coffee beans

12 Agosto

E’ un assedio stanco, questo, ben diverso da quelli fierissimi che il precettore l’anno passato mi fece studiare, forse per fortificarmi. I Turchi intorno alle mura, passeggiano, festeggiano, si esercitano con grida troppo selvagge per non essere simulate. L’aroma straniero che ho detto si effonde di continuo e vorrei tanto assaggiare la bevanda che lo genera.

13 Agosto

Hanno riferito a mio padre che vado sugli spalti.  Quando sono tornato era in cima allo scalone e io ho subito capito. Si è slanciato verso di me come se volesse, per la prima volta in vita sua, battermi, ma un nuovo pensiero l’ha fermato a un passo da me, che non mi muovevo e attendevo le meritate percosse. Mi ha guardato come se vedesse un estraneo, un adulto ignoto, e con dolcezza mi ha rimproverato di non avergli detto ciò che facevo. Io gli ho chiesto perdono, ed egli, con voce tremante, mi ha parlato della cura che la cara madre prova per mio fratello maggiore, pronto a combattere al seguito dell’imperatore, del rimorso per avermi tenuto qui, invece di allontanarmi -ma troppo grande era il desiderio di non essere inferiori a coloro che restavano in città rischiando tutto, senza poter mettere al riparo nulla. E io, senza che mai avessi pensato simili cose, e come se altra luminosa creatura me le suggerisse, mi slanciai tra le sue braccia e dissi che Dio lo avrebbe ricompensato di tanta nobiltà, che il caro padre Marco e le sue sante preghiere avrebbero stornato da noi il pericolo. Sì, sicuro mi sono sentito, come se ancora il frate mi facesse una carezza sul capo, e ancora non temo castigo per la mia presunzione, ancora mi sento innocente delle cose dette.

17 Agosto

Giorni di esplosioni, spaventose, sul lato settentrionale. Il cibo inizia a mancare davvero, le scorte furono forse insufficienti per la fretta, o predisposte con eccessiva fiducia. Stamane, quando alla scrivania mi sono accinto ai compiti di latino, non ho riconosciuto la mia mano che si tendeva verso il calamaio, tanto bianca e sottile, quasi trasparente, è divenuta. Meglio morire in battaglia, che questa consunzione lenta, che questo indebolirsi di ogni cosa, del sole che sorge pallido, delle vite nostre rinchiuse, dei nostri sentimenti.

18 Agosto

Mi sentivo debole, ma pure sono andato sugli spalti, senza Hans. I soldati sembrano contenti di vedermi, pare che io li rassereni. Non vi sono stati danni nel tratto di mura dove io solitamente mi reco, quello orientale, donde meglio si vede l’accampamento nemico, che stamane m’è parso più ampio ancora, e come ribollente, montante a lambire i camminamenti delle nostra mura. Per la debolezza e la calura che si stendeva come un manto su Vienna, temetti persino di svenire nuovamente, ma è giunto in soccorso l’aroma sconosciuto che dissi, recato dalla brezza -quanto vorrei assaggiare la bevanda dalla quale s’esala! E’ tanto forte che infonde forza, tanto amaro e asciutto che genera sapienza; e io vidi con nuova lucidità, vinsi la debolezza e cercai di leggere profumo e accampamento. E come nelle tende variopinte c’era la molteplicità di terre che il Sultano governa, così nell’aroma che mi soccorreva io sentii lande calde e desertiche, le medesime che il precettore mi spiegò mostrandomi le incisioni di un libro, e carovane lente che le attraversano, sabbia, cespugli spinosi e pecore; e v’erano esistenze pigre per il calore, sguardi forti in mezzo a veli sotto al sole, e le tinte brune dei nemici nostri; ogni immagine tanto opposta a noi da scuotermi.

Il vento settentrionale, carico di umidità e pioggia, si levò e disperse aroma e sogni. Stretto nella mantellina estiva sono tornato a casa triste per il mondo vasto che mai vedrò, del quale l’aroma e l’accampamento non sono che un annuncio, per la gran quantità di uomini con cui non parlerò, di cibi e bevande che non assaggerò, di luoghi e nazioni la cui bellezza mai risplenderà per me, perchè qui sono ormai rinchiuso e, qualora l’assedio finisse e noi restassimo vivi, vivrei in convento. E se già qui rinchiuso soffro per la mancata conoscenza, come mai potrò sostenere i voti che agogno, come potrò rinunciare a conoscere e vedere? E’ una tentazione, recata dall’aroma straniero, e soffro come se fossi colpito da frecce.

2 pensieri riguardo “Vienna 1683, parte 3

    1. Alessandra! la cosa strana è che mi viene meglio anarrae in prima persona. E il contesto storico, diciamo pure di qualsiasi epoca, mi viene molto più naturale della contestualizzazione nel presente. Un gigantesco “Che ci faccio qua?”

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