Sempre nell’ottica di godermi il sottosviluppo apparente di alcune aree dell’Eurozona, registro due formule di saluto che mi hanno commosso in tempi recenti:
- S’abbenedica. Così l’ometto che fa riparazioni in casa da noi, quando è entrato oggi. Che tu sia benedetta, bellissimo, antichissimo.
2. Sto kalò na pathe. Il saluto dei Greci a chi sta partendo, o comunque deve muoversi da casa. Che tu possa andare nel Bene. Ancora più bello.
Pensavo che quel saluto antichissimo non si usasse più da nessuna parte della Sicilia
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Anch’io! Infatti mi ha commosso 🙂
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E meno male che il “vossia” è sottinteso sennò svenivi 😉 ,il saluto completo era “vossia m’abbenedica”, e a me sembrava e sembra un saluto taumaturgico.
Sai trent’anni fa mia nonna mi fece notare che parlavo un dialetto ormai vecchio “ma comu pari, mi pari me nonnu”. Eh si, il dialetto si evolve più velocemente delle lingue (almeno in città), io ero fermo a 5 o 10 anni prima 🙂
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:D! Grazie Paolo!
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e la risposta del “vossia” era: binirittu e ci bona fortuna” ^_^
o, almeno, così mi raccontavano i miei nonni siciliani
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ops… “cu bona…” non “ci bona”
pardonnez moi
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Le Herisson, benvenuta e grazie del commento. Ignoravo la risposta del vossia. Meno male che scriviamo qui queste cose, si salveranno ancora per un po’ 🙂
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Sì, dovremmo scriverne di più. 😉
grazie per il benvenuto. sto saltellando tra i tuoi post. è bello qui da te, mi sa che resto ^_^
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Grazie 🙂
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Bellissimi !!!
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