Programmazione della scena finale

Credo in un Aldilà bellissimo, non solo i campi di fragole che Gandalf vagheggia a un affranto Pipino, ma anche scampagnate, brindisi e caciara, partite di pallone e gare di ruzzolone su bei declivi erbosi. Ciò nonostante,  voglio vivere ancora a lungo, qualche decennio almeno, per recuperare tutti gli anni che le infauste politiche del lavoro hanno tolto ai patti pensionistici che ho sottoscritto con lo Stato quando ho firmato il mio contratto (vale a dire che sarei andata in pensione a 57 anni!). No, con l’aiuto di Dio, spero di vivere abbastanza da rifarmi del tradimento e da obbligare lo Stato a ridarmi in qualche modo quanto sottratto.

Il problema vero è il passaggio, cioè la soglia, l’attimo estremo davanti alla Grande Nemica. Quello fa paura davvero. Vagheggio atteggiamenti titanici stile Springsteen in Wrecking  Ball: Take your best shot, let me see what you got...(prendi il tuo colpo migliore, fammi vedere cosa sai fare).

Mi vedo nobile e splendida come in Vi presento Joe Black:

Dovrei aver paura?-

-Non uno come te-

Bellissimo.

Nel frattempo ogni tanto penso di organizzare il mio funerale. Farò una lista dettagliata di coloro che potranno parlare alla cerimonia, onde evitare che qualche pseudo amico o lontano cugino che mi flagella sin dall’infanzia dicano quattro idiozie su di me. Poi, niente fiori, per favore, né quelle cose tristi tipo fiore che non marcisce, ma cesti e cesti di arance e limoni, e archi di rami di ulivo e querce, tutte le piante che hanno rallegrato la mia vita; e per musica il coro finale di Wrecking Ball, sparato a tutto volume. In fondo sarà, deve essere, una festa. Au revoir, no?

6 pensieri riguardo “Programmazione della scena finale

  1. L’attimo estremo davanti alla Grande Nemica. Non è che l’idea mi rallegri; però mi dico che magari sarà interessante per una volta fare l’esperienza di un attimo significativo. Poi mi dico che, non diversamente da tutti gli altri attimi significativi, sarà in fondo estremamente banale e quando ci si volterà indietro ci si chiederà se c’è stato o no.
    E questo dovrebbe togliere la paura…
    (Uno si organizza il funerale, ovviamente, perché è convinto che vi assisterà. D’altra parte è così: non ci è possible pensare la nostra propria assenza).
    Però speriamo di goderci la pensione.

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    1. Spesso è proprio così, ma la soglia non potrò tornare a raccontarla in ogni caso. Al funerale poi si potrebbe vedere un valore aggiunto di comunicazione . Nel mio caso vorrei che desse l’impressione di una specie di festa, e insieme di un riconoscimento a chi nella vita mi ha voluto bene davvero 🙂

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  2. Post simpatico 🙂 Dicono che parlare della propria morte serva anche ad esorcizzarla, in ogni caso rifletterci o ironizzarci sopra è liberatorio… Quelli che considerano l’argomento un tabù secondo me stanno peggio.
    Al di là della fede, a me capita spesso di chiedermi cosa potrebbe esserci dopo, anche perché trovo difficile concepire il nulla, stento ad immaginare uno stato di assenza assoluta. Spero comunque in un mondo senza sofferenze e ingiustizie, e che ci siano anche le montagne, gli alberi, i fiori e le farfalle, qualche biblioteca ben fornita e la possibilità di bere il caffè 😉 Mi accontento di poco, insomma.

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    1. Concordo sul mondo che dipingi, aggiungerei un bel posto per gli animali domestici :). Mia madre diceva che bisognava saper ridere di tutto, anche della morte, e cerco di farlo. Nel caso specifico mi è più facile grazie a ciò che credo e al fatto che la mia fede si basa sulla certezza che la morte non si addice agli esseri viventi, è qualcosa che turba l’ordine reale, appunto è la Grande Nemica.

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