In mezzo alle colline umbre, così simili a quelle di Piero della Francesca, un locale nascosto e sguarnito, che chiamare trattoria sembrerebbe eccessivo. Affollatissimo, perchè il cibo era squisito.
Ai tavoli rubizzi vecchietti in canottiera che facevano fuori anche due o tre piatti della stazza di quello in foto, mangiando come se non ci fosse un domani.
E si capisce il motivo, perchè quelle tagliatelle erano fatte a mano e freschissime, con le uova delle galline che razzolavano felici nell’aia dietro il caseggiato. ne ho assaggiate un po’ e l’effetto è stato quello della madaleine di Proust, un ritorno dirompente , splendido, a quando ero bambina in campagna e si facevano le feste per la trebbiatura. era un momento speciale. Dalle colline vicine tutti i contadini erano scesi a dare una mano, così come noi avevamo aiutato per la loro trebbiatura. A lavoro finito, dopo il tramonto, sotto quattro lampadine si ballava e si mangiavano enormi quantità di tagliatelle come quelle di ieri. Si faceva festa tutti insieme, e per un momento non contava chi avesse avuto di più e chi di meno: si era felici del grano che ritornava e della fatica che finiva.
A confronto l’impersonalità del lavoro agricolo di oggi è terribile. Resta solo qualche posto che offre le stesse tagliatelle, ed è già tanto così.
Io le facevo spessissimo, mio padre ne andava matto e mi costringeva a farne tante ma tante 🤣🤣 A inizio estate comprava un sacco di farina da venti chili al mulino e mi diceva: Giuliana, guarda cosa ti ho comprato! Io fingevo di arrabbiarmi e gli dicevo che non avevo nessuna intenzione di fargli le tagliatelle, lui mi prometteva cose impossibili ed io fingevo di credergli… e giù a impastare uova e farina 😊
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Che brava! io non ho mai provato invece..
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Sono buonissime!!!
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anche alle dieci del mattino quel piatto di tagliatelle è davvero invitante, si vede che è condito di ricordi e di cose ormai scomparse
🙂
ml
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