Disastro nucleare di Fukushima. Una delle evenienze più temute dalla mia generazione, cresciuta durante la guerra fredda, con i fumetti sui sopravvissuti alle catastrofi nucleari e le istruzioni su come farsi in giardino un bunker antiradiazioni (ma che ci fanno votare a fare sul nucleare, noi, gente che è cresciuta così?).
In breve mi sono persuasa che il disastro di Fukushima, pur lontano, avrebbe avuto una ricaduta perniciosa su noi europei: il tonno in scatola! Mi vedevo i tonni radioattivi del Pacifico tutti belli inscatolati sugli scaffali dei supermercati italiani, pronti a contaminarci, luminescenti e malvagi nel buio a negozi chiusi.
Poichè cerco sempre una soluzione a tutto, l’ho trovata anche quella volta. Mio marito e i Figli mi hanno sorpreso mentre stavo per acquistare on line un rilevatore di radioattività ( a un prezzo folle)
-Non verremo mai più con te a fare la spesa!– hanno tuonato alle mie spalle.
Mi sono vista con quell’aggeggio tra gli scaffali. Ho posato la carta di credito. Ma da allora di tonno in scatola ne compro pochissimo. Credo che i Figli ne consumino di nascosto.
Ti capisco. Anch’io sarei (sono stata, sarò) capace di follie del genere. Sono contenta di non essere sola.
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Anche io :).
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Posso ridere un po’ ? Poco poco lo giuro.
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Ridi pure, ridevo anch’io :D!
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