In un piccolo paesino irlandese a sud di Dublino, la mattina di Natale , in un gelo siberiano, decidiamo di andare a Messa.
Chiesa di pietra scura, sagrato gremito di gente vestita come se andasse a teatro, pizzi, tulle, tacchi 12, noi intabarrati con piumini e passamontagna. Dentro le panche sono affollate da famiglie in file serrate, come un esercito. In ogni panca una famiglia: marito con mani grandi quanto il torace di un marito italiano di taglia media, moglie elegantissima, e 4/5 bambini a scaletta, di un 1,20 di altezza, 1,10, 1,00, 90 cm, 70 cm, tutti con bei capelli tra il rosso e il biondo.
Appena gli irlandesi ci notano, subito magicamente si svuota una panca e ci fanno sedere con mille sorrisi. La messa sembra una chiacchierata tra vecchi amici, si ride, si canta, si stringono mani e si danno pacche sulle spalle.
Subito dopo dopo l’Elevazione il sacerdote dall’altare tuona
-Happy birthday, Jesus Christ!-
e tutta la chiesa intona l’Happy birthday.
We love you, Ireland.